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La chiesetta di San Martino, attigua al cimitero, sorge su di un limite centuriale di epoca romana.
Non si conosce la data di costruzione dell’edificio, la cui dedicazione rimanda al periodo di lotta contro gli Ariani o alla dominazione franca.



La forma planimetrica non è molto diversa da quella rilevata nel 1580, un probabile ampliamento è avvenuto verso la facciata. Nel corso dei secoli sono stati effettuati interventi miranti a chiudere aperture e ad aprirne altre per assecondare le esigenze del momento; purtroppo nell’ultimo restuaro si è preferito nascondere tale stratificazione; in compenso è tornata alla luce una porzione di epigrafe romana murata nello spigolo esterno.

 

L’ingresso è preceduto da un semplice protiro e a questa caratteristica è improntato anche l’aspetto esterno.

 

L’interno si presenta a una sola navata con abside semicircolare. L’unico elemento di interesse è rappresentato da un affresco raffigurante la Madonna in trono con il Bambino: l’epoca in cui l’ignoto autore ha dipinto il soggetto risale al tardo quattrocento o forse ai primi decenni del secolo successivo.

 

La chiesa, dedicata ai SS. Ambrogio e Martino, costruita nel 1956, si presenta nello stile neoromanico, confermato dall’uso del mattone per i rivestimenti esterni e il ciborio all’interno.
La facciata fa presagire una planimetria a cinque navate ma, una volta entrati, ci si trova di fronte uno spazio unico che trasmette un senso di grandezza. La planimetria è quindi semplice: anche se la presenza dei due corti transetti farebbe pensare alla tipologia a “croce latina”, le proporzioni annullano questo dato; il presbiterio termina con una buia abside coperta da una semicalotta; il soffitto dell’ampia navata è voltato a botte.

 

La luce entra abbondante dalle vetrate colorate; lo stile è quello tradizionale figurativo per quelle poste più in alto mentre per le altre sono stati utilizzati colori meno intensi grazie alla ricerca formale più moderna ideata dal pittore Mario Bogani, autore di tutte le decorazioni pittoriche presenti nella chiesa.

 

Sulla Strada della Costa (che da Cairate mette alla Stazione ferroviaria e poi a Lonate Ceppino) c’è, direttamente al disotto dell’ex monastero, una leggiadra cappelletta, dedicata alla Madonna della Salette, per la quale i Cairatesi hanno molta venerazione.

 

Le informazioni più antiche risalgono al XVIII secolo dato che sulla mappa catastale viene segnalato con la lettera B l’oratorio della B.V. detto La Madonnina: esso costituiva una sorta di aiuola spartitraffico poiché via Bari era una strada e non un semplice sentiero come oggi.
La situazione cambia nel successivo rilevamento catastale di metà Ottocento in quanto prende forma la configurazione attuale con la perdita di importanza di via Bari e con il conseguente inglobamento nella proprietà della relativa porzione di strada.
Altre notizie ci vengono fornite da G. Uberti che nel 1912 scrive: ” La si chiama il chiesuolo della Madonna di Marzo perché anticamente v’era una divota immagine dell’Annunciazione.
Ora, invece, vi si onora una non spregevole tavola del pittore Antonio Porro, nella quale vedesi effigiata la Madonna del Rosario”. Forse il nuovo culto risale a quando fu istituita la festa del paese; l’Uberti prosegue: ” Questa cappelletta, oggi di proprietà dell’albergatore Crosti Francesco, 72 anni addietro era tutta circondata da un bosco il quale giungeva fino alla casa del sig. Crosti Carlo, nonno del sig. Francesco, allora casa privata”.
Evidentemente oltre agli alberi sulla costa si erano aggiunti quelli cresciuti grazie all’abbandono dello svincolo attorno al chiesuolo.
“Costui atterrò il bosco, ed eresse una cinta attorno alla sua proprietà, trasformandola in un giardino, qual si vede tuttora. Così la cappelletta divenne meglio accessibile, tanto più allorchè si allargò la strada della Costa, - che adesso la rasenta – e la si piegò ad entrare in paese per colà dove ora sorge il pozzo pubblico, mentre un tre secoli fa la medesima strada, giunta che era a circa 10 metri dal chiesuolo passava a mezzodì del paese, nella località detta Dietro ai Monti, e si entrava in Cairate per la via che fiancheggia il giardino, oggi di proprietà del colto maestro sig. Nicolò Fontana.”
Secondo l’Uberti, quindi, fino al ‘600, le vie Bari e Crosti erano l’accesso al paese per chi veniva dalla valle; si potrebbe ritenere perciò che la cappella in questione sia stata costruita quando venne realizzato il tratto di via XX Settembre da piazza Italia alla cappella stessa con lo scopo di sacralizzare l’evento per lasciare un tangibile segno religioso al nuovo ingresso al paese.
“Ogni 25 marzo i Cairatesi, colla Confraternita del SS.mo Sacramento, traggono a quella cappella a cantare i Vesperi, sfilando processionalmente sia nell’andata che nel ritorno.

 

Con geniale e cristiano pensiero il sig. Crosti la fece nel 1905 rimodernare e vi mantiene accesa una lampada giorno e notte”
 

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